Dopo
una decina d’anni passati a masticare blues e rock’n’roll (una bella fetta dei
quali con Robi Zonca) Stefano Galli ha deciso, come è logico e naturale che
sia, di trovarsi la sua strada. L’ha fatto partendo da un gruppo solidissimo
che comprende Marco
Sacchitella alla batteria, Bobo Aiolfi al basso e il tastierista Francesco
Chebat i cui suoni hanno un ruolo non relativo nel creare la personalità della
Stefano Galli Band. All’esordio ha contribuito in fase di produzione Mauro
Galbiati, responsabile della qualità del suono di Play It Loud! e piccoli, significativi aiuti sono arrivati anche da
Veronica Sbergia e Max De Bernardi in Everybody
Shuffle e da Francesco Piu in I
Ride My Car. I nomi degli ospiti e il
curriculum delle chitarre suggeriscono già sufficienti coordinate per seguire
la Stefano Galli Band: con Play It Loud! si attraversano spazi molto americani e un repertorio che si fa carico
di una bella la versione di Mr. Robinson, piuttosto che di It Hurts Me Too di Elmore James o Can’t Find My Way Home o ancora un’originale interpretazione di Personal
Jesus. C’è spazio per i fiati, per
molte raffinatezze strumentali e per sfiorare certe vette inarrivabili. Per
dire, all’inizio, quando la Stefano Galli Band pesta duro in No Matter What
They Say, sembra di sentire i Black
Crowes periodo Three Snakes And One Charm e Winner potrebbe stare
su un disco di Tom Petty. Un bel modo per cominciare: alzate il volume, lo dice
anche il titolo. (Eddie Spinazzi)
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