Il
disco d’esordio dei Dada Tra, gruppo che si è sviluppato “senza troppa fretta e
tensione ossessiva” (e direi che va bene così) attorno Camillo Achilli (basso),
Stefano Battiston (voce, chitarra acustica, tastiere), Corrado Campanella
(chitarre), Stefano Gilardone (batteria) e infine Gege Picollo (chitarre) ha
almeno un paio di risvolti da segnalare. Dal punto di vista musicale i Dada Tra
sembrano preferire certe influenze anglosassoni, con una vocazione spontanea
per l’intreccio delle chitarre acustiche ed elettriche che spesso diventa la
spina dorsale di lunghe intro o piccole suite in coda alle canzoni (basta
sentire il finale elettrico di The Golden Ass). Le sfumature psichedeliche, e in certi passaggi
persino progressive, sono fisiologiche e i Dada Tra mostrano di conoscere e
maneggiare gli argomenti (nonché gli strumenti) con un’inusuale destrezza. Le
atmosfere evocate, nelle canzoni in inglese, non hanno nulla da invidiare agli
originali e ai modelli di riferimento che appaiono ben digeriti e assimilati.
E’ la parte in cui sembrano più naturali e a loro agio, mentre nelle canzoni
cantate in italiano la sintesi non è altrimenti felice. Non è detto che le due
forme non possano convivere: è una questione di piccole sfumature, di
armonizzare qualche passaggio, in fondo di progredire nell’evoluzione che
questo disco ha appena inaugurato. Niente che i Dada Tra non possano
permettersi da qui in poi. (Stefano Hourria)
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