Michele Anelli è stato un
pioniere sempre in anticipo sui tempi. Aveva capito la lezione springsteeniana,
i temi e le storie più che la musica, prima di tutti e ne aveva riproposto con
i Groovers una sua personale e convincente versione. Ha cambiato rotta, non
senza un certo coraggio, ispirato dalle forme mutevoli dei Wilco e nello stesso
tempo ha lavorato a lungo sulle canzoni popolari italiane, ancora una volta,
qualche anno prima che diventassero d’obbligo. Quello che gli mancava era un
passo che rispondesse al suo profilo e l’ha fatto collaborando con i Chemako:
il sound del disco è loro, solido, compatto, elettrico, essenziale, senza
fronzoli. La storia, le storie che ci sono dentro è quanto di più personale
abbia prodotto Michele Anelli: dall’intensa Ballata contro il tempo a Sono sempre nei guai, una pop song più o meno perfetta, tutto lo spettro
delle sue perlustrazioni sonore è ben rappresentato dall’uniforme
interpretazione dei Chemako e dall’indomita volontà di mettersi di nuovo in
gioco. Con canzoni che sono sentiti ritagli autobiografici (La strada
di mio padre), suggestive istantanee (Lettera
dal finestrino) o frammenti di vocabolari,
sempre attuali, ormai digeriti a lungo (Resisterò, Uomini e polvere, Sparare cantando). Al di là dei temi, le canzoni s’incastrano una
nell’altra nel definire il nuovo volto di un protagonista della musica italiana
che è stato capace di non restare fermo e di rinnovarsi in modo radicale, anche
dopo anni e anni di incessanti tentativi e ricerche. Non ne esistono tanti
altri. (Marco Denti)
Nessun commento:
Posta un commento