L’ondeggiante
sfarfallìo che introduce Scontro tempo in quel futuribile esempio di canzone d’autore italiana che è Venti
volte è sufficiente a comprendere che
la svolta cercata e voluta di Evasio Muraro si è compiuta in un disco di una
bellezza rarefatta e intensa, le cui mille forme si presentano in altrettanti
maiuscoli particolari. Giocoforza, Muraro deve condividere ampiamente il merito
con Chris Eckman la cui produzione, senza snaturarne le caratteristiche che
avevamo già apprezzato in Canzoni per uomini di latta e O tutto o l’amore, allarga le prospettive con un taglio molto affilato
e avanzato. L’effetto migliore della sua produzione, si presume, è comunque
aver uniformato e reso coerenti sfumature molto lontane, dal genialoide duetto
free tra batteria e sassofono di Giorni al funk di Puzzo di fame e Contiene il cielo alle personalissime visioni di Evasio Muraro in Scontro
tempo (un capolavoro), Il mondo
dimentica o Il maestro e la sua
chitarra. Il tutto confezionato
splendidamente in una ricca confezione al tempo minimale ed elegante, roba che
non si può scaricare aggratis, anche perché se c’è qualcosa che insegna il filo
dei discorsi sotterranei che scorre in Scontro tempo è che la bellezza ha un costo, se non altro nell’Infinito
viaggio che ci vuole per cercarla e,
per caso o per fortuna, trovarla. Qui c’è, ed è per questo che, almeno per
quanto mi riguarda, Scontro tempo
è il disco dell’anno. (Alessandra Longo)
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