Si vedeva già dall’esordio che i Virginiana
Miller avevano le carti in regola per lasciare un segno. Le passioni iniziali
arrivavano dal fascino della musica inglese, Cure e Smiths in testa, ma i
Virginiana Miller hanno avuto da subito il coraggio di inventare qualcosa di
nuovo, cercando di girare attorno alla canzone d’autore italiana con ironia e
pure con un accento surrealista. Supportate da un suono efficace, semplice e a
tratti trascinante: le chitarre ritmiche sembrano essere la spina dorsale di
tutti i brani, non mancano tocchi piacevoli di tastiere ma quello che davvero
sorprende è che il lavoro del gruppo, e della produzione, si è mosso tutto
attorno alle canzoni dando a Gelaterie sconsacrate un tono di maturità
abbastanza raro tra i gruppi italiani. Le canzoni dei Virginiana Miller
sembrano piccole descrizioni felliniane anche se i panorami non sono quelli
delle spiagge dell’Adriatico ma le litoranee di Livorno e dintorni: Gelaterie
sconsacrate
ha il sapore dei bagni marini mezzi abbandonati, delle scogliere sporche di
petrolio, di qualche attimo fuggente preso in prestito ai locali del porto. Si
sentono anche echi (sonori) di Tom Waits e dintorni, ma più in generale i
Virginiana Miller sembrano una felice organizzazione tra la caotica follia di
Piero Ciampi (loro ci mettono un po’ più di ordine) e un notevole gusto pop (se
non proprio popolare) di fondo. Assolutamente da riscoprire. (Lucia Jorio)
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