Non
c’è dubbio che Wake Up Nation
segni un bel salto di qualità per Daniele Tenca, passaggio che assume ancora
più valore se si pensa che arriva dopo quel Blues For The Working Class ha rivelato una voce nuova, coraggiosa, intensa
capace di leggere un vocabolario, musicale e letterale, anglosassone e di
collocarlo in una solida realtà nostrana. Un sognatore con i piedi ben saldi
per terra, che vede nel rock’n’roll, la forma ideale per veicolare storie,
impressioni ed emozioni concrete e attuali: Wake Up Nation è una sintesi coraggiosa ed entusiasmante che carica
su un bel treno di chitarre, tutte intrise di blues, una vagonata di belle
canzoni, sentite, accurate, pungenti. Questo è quello che ci si aspetta da un
songwriter e/o da una musicista che vive il blues del ventunesimo secolo, per
dirlo con Steve Earle (un personaggio che non deve essere sconosciuto a Daniele
Tenca). Di suo, poi, Wake Up Nation
ci mette una ricerca sonora che lo distingue in modo nitido da Blues For The
Working Class, pur mantenendo un’indiscutibile
coerenza di fondo. In Wake Up Nation Daniele
Tenca si concede qualche apertura in più, sposando soluzioni inusuali e
originali nel contesto di un suono che ha, sì, uno spirito blues (a tratti
persino molto abrasivo) ma non si nega nemmeno un tuffo Into The Wild con la bella, pertinente e accorata versione di Society. Finale adeguato per uno dei dischi (italiani) più
belli di quest’anno. (Eddie Spinazzi)
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