Un’indomita esplosione di
rock’n’roll e del resto con il titolo che ha il nuovo capitolo della saga dei
The Crooks non poteva essere diversamente: Atomic Rock è
fedele alla linea dall’inizio alla fine ed è una linea tracciata dalle chitarre
elettriche spianate senza esitazione. La dichiarazione d’intenti, dove fosse
necessario, è tutta in F. F. R’n’R, un tambureggiante assalto
sonoro dove la prima F. sta per Fuckin’ e la
seconda per Fast e dove le chitarre pesanti dei Crooks mordono fino all’osso,
ovvero fino al finale blues, con tanto di armonica e qui cominciano le sorprese
perché Atomic Rock non è soltanto un monolitico bombardamento di riff e valvole
bruciate, ma contiene un paio di indicazioni che potrebbero essere molto
importanti per il futuro dei Crooks. I fiati in Victim Of Circumstances e Opportunities
spostano l’asse verso un ruvido, istintivo e contagioso rhythm and blues.
Ancora di più, infilata nelle bonus tracks, la versione al fulmicotone di Piccolo
uomo di Ivan Della Mea, suonata con una veemenza impressionante e
con un piglio che oltre al legittimo e indimenticato autore avrebbe fatto
felice, tra gli altri, anche Joe Strummer. Molto bella e colorita anche la
confezione, essenziale e spartana nello spirito do it yourself (che si fa
prima) e fedele allo spumeggiante susseguirsi dei riff esplosivi dei Crooks,
l’unica energia atomica senza scorie e senza controindicazioni. (Eddie
Spinazzi)
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