Un minuzioso lavoro di ricerca,
un lungo e lentissimo cammino, perché sia i semi che la speranza hanno bisogno
di tempo, e di pazienza, hanno alla fine portato i Gang a celebrare il legame
con la terra, già esplicito nel titolo, con la loro origine contadina, vicina
ai tempi delle stagioni, della natura, ma sempre saldamente in trincea, in una
lotta infinita per l'emancipazione. La sequenza delle canzoni de Il seme e la
speranza, ancora prima della loro essenza musicale, è già un modello di
ricognizione nella cultura legata alla terra di mezzo mondo: da This Land Is
Your Land di Woody Guthrie alla storia, mai dimenticata, di Chico Mendes, dalla
Pianura dei sette fratelli a A la molina no voy mas, incrociando il Sud con il
Nord, le Americhe con l'Europa perché è ovunque "terra nostra" e il
lavoro e il pane sono uguali, nonostante le differenti lingue, nazioni, storie
e culture. In un certo senso, al di là della sua variegata natura, Il seme e la
speranza chiude il lungo e laborioso ciclo che i Gang avevano inaugurato con Le
radici e le ali, ma trasmette anche la sensazione, nella sua compiutezza, con
la sua forza, che le loro terre saranno ancora molto fertile ed ospitali anche
perché, per diralo con Alcide Cervi, "dopo un raccolto ne viene un altro".
Anche per questo, la ristampa era doverosa e indispensabile perché Il seme e la speranza è uno dei dischi italiani più belli ed
importanti degli ultimi anni. (Lucia Jorio)
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