mercoledì 17 maggio 2023

Angelo Leadbelly Rossi

C’è un intensità in questo It Don’t Always Matter How Good You Play che ormai è una preziosissima rarità, e come tale andrebbe accolta, goduta e conservata. “Quello che sentite è quello che abbiamo suonato” avvisa Angelo Leadbelly Rossi che in buona compagnia di Simone Luti alla chitarra, Roberto Luti al basso ed Enrico Cecconi alla batteria hanno intessuto una tessitura continua, ipnotica che attorno all’essenzialità del blues, sviluppa linee trasversali che, se seguite con scrupolo, riescono a collegare punti geografici solo in apparenza così distanti. Forse non è un caso che It Don’t Always Matter How Good You Play sia stato registrato a Livorno, una città portuale con una storia millenaria, una finestra capace di lasciare venti dall’Africa (c’è molto Mali nei riff di Wait A Little Longer More e Who Gonna Remember What?) o ricordi del Mississippi (Old Memories Sound Good To Me). Le canzoni si sviluppano tutte attorno all’intreccio delle chitarre e all’incedere senza sosta della sezione ritmica e la spontaneità del sound è in naturale contrasto con la profondità del songwriting di Angelo Rossi, capace come pochi di affrontare temi intimi e personali, per non dire dolorosi, per trasformarli in qualcosa di universale e qui basti, giusto per esempio, Grateful To Be Here, una sorta di gospel spiritato con gli strumenti suonati in punta di dita fino all’esplosione, che conclude con i fuochi d’artificio delle chitarre, uno dei dischi più belli usciti quest’anno.

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