mercoledì 16 marzo 2022

Dr. Faust

Dopo aver espugnato il Pistoia Blues Festival nel 1997, l’inossidabile brigata di Dr. Faust & The Coffee House Brothers, due anni dopo si ritrova su un altro prestigioso palco, quello del Porretta Soul Festival, dove si adeguano al clima generale (già piuttosto torrido) aprendo il loro breve, ma intenso show con la classicissima Soul Man di Sam & Dave. Il biglietto da visita serve per introdurre due canzoni originali scritte da Fausto Scaravaggi alias Dr. Faust, ovvero Hey tu proprio tu e Bisogno di blues e la torrenziale versione di Sweet Home Chicago (più di un quarto d’ora) con Giancarlo Schinina, già leader della Level Blues Band all’armonica, alla cui memoria è dedicato questo disco dal vivo. Curioso il formato scelto, che rimanda al Qdisc, ovvero la versione italiana dell’EP, con due brani per ogni facciata: qui in realtà le quattro canzoni stanno tutte in un singolo CD e forse è anche meglio così perché rendono al meglio l’energia trasmessa per l’occasione da Dr. Faust & The Coffee House Brothers, in una formazione sontuosa con tanto di sezione fiati e background vocals femminili, ovvero le bravissime Sara Grimaldi e Veronica Sbergia. È giusto un assaggio e un ricordo sgargiante di un bel momento, però è anche un riassunto efficace di quello Dr. Faust & The Coffee House Brothers fanno da trent’anni a questa parte, ormai con grande esperienza, ma sempre con lo stesso, contagioso entusiasmo.

martedì 15 marzo 2022

Grand Drifter

Qui il progetto Grand Drifter prende forma in modo più compiuto rispetto l’essenza cantautorale di Lost Spring Songs e ancora una volta gli Yo Yo Mundi, sotto mentite spoglie, danno a Only Child un suono omogeneo e compatto che mette in risalto quel jingle-jangle chitarristico, in particolare in Haunted Life e As A Light Fareweel, che è una sua caratteristica ricorrente. Emergono così le dichiarate passioni britanniche, e non, di Andrea Calvo con sensazioni che riportano ai Felt, ai primi Smiths, a Jazz Butcher, agli amati Go-Betweens e persino ai R.E.M. di Fables of The Reconstruction. Proprio quelle atmosfere sognanti, introspettive e un po’ malinconiche affiorano nell’acustica The Big Without, adornata dagli archi di Chiara Giacobbe, il giusto intervallo nelle scorribande pop di A Deal With The Rain, Diary Of Sorts, Bookends o To The Evening Stars, dove l’approccio più vigoroso del solito sposa il baricentro di Grand Drifter verso qualcosa che ha ancora ampi margini evolutivi, pur confermando tutte le doti già rivelate da Andrea Calvo all’epoca di Lost Spring Songs: il gusto per l’immediatezza delle canzoni, l’accuratezza delle armonie vocali, gli arrangiamenti spontanei e nello stesso tempo raffinati coltivati con cura artigianale e molto altro, che va scoperto ascolto dopo ascolto nel corso di Only Child. Ha pure il pregio di durare giusto una mezz’ora, senza chiedere molto di più. Un disco per i giorni di pioggia, ma adatto a tutte le stagioni.