Per quanto le Ballate avanzate di Paolo Farina risalgono a un periodo abbastanza esteso, più di dieci anni, e a un’origine variopinta trovano una precisa collocazione in questo organico riassunto. Paolo Farina è un cantautore eclettico e prolifico capace di portare le sue canzoni verso territori curiosi e spesso raramente esplorati, come nell’arco della sua lunga esperienza è successo con l’esperienza world music degli Etnoritmo o con quella più articolata di Humana Prog. Certe sfumature progressive tra le Ballate avanzate si trovano in Le donne del futuro, ma le raffinatezze abbondano tra gli arrangiamenti degli archi di L’eredità, un bel racconto in bianco e nero di un tempo ormai sfumato, nelle suggestioni acustiche di Domani mi riprendo il mondo o nel groove di Sono malato, dove le piccole cronache di vita quotidiana diventano una saporita canzone dal gusto pop. Il background degli Etnoritmo, uno degli esperimenti più convincenti di Paolo Farina, emerge con la voce di Mirella Mastronardi in Verso Sud e in A Vei D’Cos dove il dialetto aggiunge un’altra peculiarità linguistica alla ricercata essenza di queste Ballate avanzate. Meritano un cenno particolare anche La lettera di Samir, la versione acustica di Neve Candida e quella strumentale di Turista, nonché il reggae di Sto bene con te, ancora con Mirella Mastronardi alla voce, ma soprattutto la delicata invocazione di Posa le armi, che non ha bisogno di spiegazione ed è più urgente che mai.
venerdì 8 agosto 2025
lunedì 28 luglio 2025
SirJoe Polito
A prima vista, Black & White è una sorta di concept album concentrato nell’omaggio alla California, da Stephen Stills a David Crosby fino a Tom Waits, da sempre passioni di SirJoe Polito. Alle interpretazioni di 4 + 20 e della classicissima Almost Cut My Hair in una versione rarefatta e quanto mai attuale, fa seguito Bronx Lullaby/Smuggle’s Waltz, con un sassofono spaziale che è l’unico interlocutore (anche in Last Night e Happy New Year) oltre alle onnipresenti chitarre che sparse in quantità ottime e abbondanti, si alternano nelle possibilità acustiche ed elettriche come succede in Friend Come And Go e nella conclusiva Life. Il sound è corposo ed elegante (sentite Sunny Day in Santa Monica, con uno splendido inciso chitarristico in perfetto stile Ry Cooder, nota inclinazione di SirJoe Polito), con dinamiche ritmiche che si rivelano di volta in volta e il volume degli amplificatori incontrastato, come accade in Run Against The Wind, che nel titolo contiene un richiamo anche a Bob Seger, un altro che, a suo tempo, è rimasto intrappolato dalle parti della Pacific Coast Highway. Detto questo, Black & White non è soltanto un tributo sacrosanto e dichiarato alla West Coast americana: è nello stesso tempo il suo disco più coraggioso e intimo perché Sirjoe Polito conosce la materia come pochi altri e le canzoni originali si accostano con naturalezza a quelle dei troubadour californiani, e non è poco. Un’ulteriore nota alla confezione curatissima in tutti i dettagli, dall’apparato grafico alle note di copertina alle immagini, tutta una ricchezza assemblata con gusto e attenzione, proprio come si facevano i dischi un secolo fa.
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