Una vita intinta nel blues, ma al momento di scegliere la via solista con l’omonimo album, Roberto Formignani lascia spazio a uno spettro molto più ampio, pur senza rinnegare di una virgola delle radici e delle esperienze sulle vie del blues, qui ribadite tra l’altro anche da Rumblin’ On My Mind. La scelta è evidente già dal potente impatto di Muddy Waters che incanala l’energia di Alessandro Lapia al basso e Roberto Morsiani alla batteria con un sound elettrico e chitarristico, dove i riff di Roberto Formignani non lasciano tregua. Qui si gioca in casa ed è un modello che si ritrova anche in Play For The Revolution, in simbiosi con ballate più gentili, come Now We Are Them e così Free Man, conclusa da una breve ed elegante coda di pianoforte, o nei frequenti intervalli strumentali di Painting The Note, della suggestiva e morriconiana The Cowboy’s Dream, del tour de force di Black Rabbit, di White Rose e del suggestivo finale di Blue Sunrise. Meritano un cenno particolare Hippy e Dirty And Rude, dove in modi diversi e contrastanti (la prima è una divagazione folkie, la seconda un corposo blues che non lascia scampo), Roberto Formignani oltre a dispensare tocchi chitarristici di gran classe, riepiloga una parte consistente dei suoi trascorsi musicali e giovanili concedendosi a una scrittura autobiografica che rende l’album il suo sforzo più ricco e personale e, in definitiva, generoso. Unica e ultima avvertenza: usare con il volume molto alto, i vicini capiranno.
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