domenica 16 febbraio 2014

Jama

L’esperienza variopinta della copertina di Soma si riflette dettaglio per dettaglio nelle scoppiettanti forme sonore proposte da Jama alias Gianmario Ferrario. A tratti sembra di risentire Back To The Roots di John Mayall, dal vivo ricorda moltissimo il primo Springsteen quello più disordinato e logorroico, in alcuni passaggi coinvolge come Ben Harper e i suoi diretti discendenti ovvero Jack Johnson e John Butler. Molto ritmo (macinato da Massimo Allevi al basso e Francesco Croci alla batteria), molta psichedelia, una gran bella voce: Jama non fa mistero poi delle sue influenze, in gran parte anglosassoni e tra l’altro già rese esplicite negli omaggi contenuti in InToilettEual And Poor, l’EP che ha preceduto Soma. Con John Martyn e Van Morrison a occupare un posto stabile nella sua discoteca, Jama parte da lì per arrivare per modulare divagazioni strumentali o il divertimento corale di Country Song che conclude Soma come se fosse una festa sull’aia, con leggerezza e intelligenza. Altrove i percorsi sono più complessi perché la ricchezza musicale di Jama e del suo trio (lui compreso) è abbastanza matura da sapersi esprimere in modo efficace negli angoli di uno studio di registrazione, anche se la spontaneità dal vivo è tutta un’altra storia. Soma rimane quindi un bel biglietto da visita per un musicista che ha scelto un modo unico di proporsi, senza tanti patemi e con un brio tutto suo. Tenetelo d’occhio. (Eddie Spinazzi) 

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