Artista poliedrico, capace di passare con colta
disinvoltura dalla poesia alla pittura, dalla prosa (bellissimo il suo racconto autobiografico in ex) alla musica, gianCarlo
Onorato ha trovato con Sangue bianco il suo disco più maturo e intenso. La lunga e
laboriosa gestazione, dovuta ad un certosino lavoro di precisione attorno ai
suoni e alle canzoni. Cinque diversi studi di registrazione, una moltitudine di
musicisti, un ordito di idee e di arrangiamenti affascinante nella sua
complessità rendono Sangue bianco una svolta importante nel modo di sentire e interpretare
le canzoni in italiano. Non c’è nulla in comune con la banalità radiofonica o
con le semplificazioni melodiche: gianCarlo Onorato è un artista che, fin dagli
esordi, predilige scavare in profondità, cercando soluzioni liriche ed
estetiche certo non immediate, ma sempre piene di significati e di emozioni. Sangue
bianco,
da questo punto di vista, è esemplare nel mostrare tutti i fuochi d’artificio
di cui dispone gianCarlo Onorato: canzoni costruite attorno a un linguaggio
limato parola per parola e verso dopo verso; suoni e arrangiamenti che, pur
sempre in debito (come è giusto che sia) con le sue passioni musicali
anglosassoni, hanno ormai una netta e distinta personalità; e, infine, quello
che è più imporante, una visione complessiva chiara e precisa. Dalla minimale
copertina all’ultima nota, Sangue bianco è un mondo di bellezza a parte, degno di
una grande e unico artista, peraltro ormai pronto a dargli un degno seguito. (Lucia Jorio)
martedì 18 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Michele Anelli & Chemako
Michele Anelli è stato un
pioniere sempre in anticipo sui tempi. Aveva capito la lezione springsteeniana,
i temi e le storie più che la musica, prima di tutti e ne aveva riproposto con
i Groovers una sua personale e convincente versione. Ha cambiato rotta, non
senza un certo coraggio, ispirato dalle forme mutevoli dei Wilco e nello stesso
tempo ha lavorato a lungo sulle canzoni popolari italiane, ancora una volta,
qualche anno prima che diventassero d’obbligo. Quello che gli mancava era un
passo che rispondesse al suo profilo e l’ha fatto collaborando con i Chemako:
il sound del disco è loro, solido, compatto, elettrico, essenziale, senza
fronzoli. La storia, le storie che ci sono dentro è quanto di più personale
abbia prodotto Michele Anelli: dall’intensa Ballata contro il tempo a Sono sempre nei guai, una pop song più o meno perfetta, tutto lo spettro
delle sue perlustrazioni sonore è ben rappresentato dall’uniforme
interpretazione dei Chemako e dall’indomita volontà di mettersi di nuovo in
gioco. Con canzoni che sono sentiti ritagli autobiografici (La strada
di mio padre), suggestive istantanee (Lettera
dal finestrino) o frammenti di vocabolari,
sempre attuali, ormai digeriti a lungo (Resisterò, Uomini e polvere, Sparare cantando). Al di là dei temi, le canzoni s’incastrano una
nell’altra nel definire il nuovo volto di un protagonista della musica italiana
che è stato capace di non restare fermo e di rinnovarsi in modo radicale, anche
dopo anni e anni di incessanti tentativi e ricerche. Non ne esistono tanti
altri. (Marco Denti)
venerdì 14 marzo 2014
Andrea Parodi
Soldati è stato un un disco la cui gestazione è cominciata in
modo singolare, visto che gran parte delle canzoni sono nate dal rapporto di
questo giovane e promettente cantautore con la nonna, la quale ha offerto,
attraverso i racconti di vita vissuta, l’idea centrale che è alla base del
disco, ovvero quella di “soldati”, la cui guerra è la propria vita quotidiana.
Un’idea forte e coraggiosa che Andrea Parodi ha voluto condividere con uno
stuolo impressionante di ospiti e collaboratori, convocati come se il disco
fosse una rappresentazione teatrale o un set cinematografico, per cui ogni
canzone necessitava di particolari interpreti e caratteri. Tra gli altri, vanno
ricordati i marchigiani The Gang, la milanese Laura Fedele, il collega e amico
fiorentino Massimiliano Larocca, ma anche l’americano Jono Manson e l’argentina
Suni Paz coinvolti a vario titolo nell’elaborata costruzione delle strutture
sonore del disco. Sarebbe riduttivo però considerare Andrea Parodi soltanto il
regista di un articolato complesso di collaborazioni e ospiti: la sua voce e la
sua chitarra, ma soprattutto la sua sconfinata passione per il rock’n’roll e
nello stesso tempo per la canzone d’autore, solo gli elementi che tessono e
organizzano una trama minuziosa e variopinta, dove le canzoni costituiscono i
tasselli di una visione molto più ampia. Raro esempio di una visione condivisa
e aperta alle sorprese, Soldati è
un piccolo gioiello che merita di essere riscoperto perché ha segnato una bella
deviazione nella storia della musica italiana. (Stefano Hourria)
giovedì 6 marzo 2014
Little Angel & The Bonecrashers
La presentazione ufficiale di
Little Angel & The Bonecrashers non è tanto da cercare nell’insieme di J.A.B., peraltro un altro ottimo esempio di quanto il
rock’n’roll sia stato compreso anche in quel sonnolento e ingrigito paese quale
è l’Italia, quanto nella sincera Just Another Band (e a questo livello la sincerità è tutto). Basta una
canzone per capirsi: Little Angel & The Bonecrashers macinano rock’n’roll e
country & western con una
continua sovrapposizione delle voci e delle chitarre e con un bello spirito di
gruppo, sempre attento ai livelli della birra non meno dei volumi degli
amplificatori. Non a caso, come se le chitarre non bastassero mai (ne hanno ben
tre in squadra), per finire J.A.B. hanno
convocato anche Davide Buffoli, un altro rock’n’roll heart come ce ne sono
pochi in Italia. Infine, li distingue un tocco particolare nel songwriting che
da Harry’s Wife a Poor
John ha sempre un certo riguardo per il
dettaglio della canzone, cosa che ad occhio e croce hanno imparato tanto da
Johnny Cash quanto dal Bruce Springsteen di The River. Un’altra importante fonte d’ispirazione deve essere
Neil Young e infatti Troubles Everyday suona massiccia, rumorosa e convinta come se l’avessero pescata da Ragged
Glory. Volendo, una conclusione che si
stacca un po’ dal resto di J.A.B.,
tracciando un confine per l’immediato e
mandando un segnale per il futuro. Come dire: okay, siamo solo un’altra
rock’n’roll band sulla strada, ma intanto ci facciamo sentire più che possiamo.
Non c’è altro modo. (Marco Denti)
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