È ormai raro trovare un album ispirato e suonato come Ash ovvero All Souls Heal dove alla solidità delle radici blues e rhythm & blues si fonde uno spirito elettrico e rumoroso molto, molto rock’n’roll. Big Man James al secolo Giacomo Cassoni ci arriva con una lunga ed eclettica esperienza, dalle strade nostrane ai palchi internazionali, che gli consente di gestire con la stessa misura l’assiduo groove che distingue tutte le canzoni di All Souls Heal così come gli arrangiamenti vocali e lo strepitio delle chitarre su prima o poi spuntano sempre con il volume giusto (e così ci vuole: decisamente alto). Le fondamenta naturali sono queste, poi c’è un diffuso background soulful che si distingue in Tell Me o Keep Them To Yourself, ci sono le folate di organo che forniscono gli adeguati contrappunti alle chitarre (onnipresenti) e basta sentirle in I’ve Go To Do It o subito all’inizio con Deal With The Devil o Ask For Mercy e poi ci sono gli amplificatori che bruciano in Ice Cream. I riferimenti stanno tra i Black Crowes nudi e crudi e i Gov’t Mule più accessibili, ma è solo per avere un’idea, perché le canzoni e le voci di Big James Man hanno un’identità proprie anche quando ricalcano i passaggi standard di White & Blues Flag e Down On Me o il jungle beat di Bo Diddley nel tambureggiante finale di Be Yourself che sfoggia pure uno sfavillante pianoforte. All Souls Heal è un album generoso, coinvolgente e immediato fin dalla copertina essenziale che nei suoi tratti in bianco e nero riprende alla perfezione lo spirito di Big Man James, e fatte le dovute somme è uno dei dischi migliori sentiti nel 2025.
venerdì 5 settembre 2025
venerdì 8 agosto 2025
Paolo Farina
Per quanto le Ballate avanzate di Paolo Farina risalgono a un periodo abbastanza esteso, più di dieci anni, e a un’origine variopinta trovano una precisa collocazione in questo organico riassunto. Paolo Farina è un cantautore eclettico e prolifico capace di portare le sue canzoni verso territori curiosi e spesso raramente esplorati, come nell’arco della sua lunga esperienza è successo con l’esperienza world music degli Etnoritmo o con quella più articolata di Humana Prog. Certe sfumature progressive tra le Ballate avanzate si trovano in Le donne del futuro, ma le raffinatezze abbondano tra gli arrangiamenti degli archi di L’eredità, un bel racconto in bianco e nero di un tempo ormai sfumato, nelle suggestioni acustiche di Domani mi riprendo il mondo o nel groove di Sono malato, dove le piccole cronache di vita quotidiana diventano una saporita canzone dal gusto pop. Il background degli Etnoritmo, uno degli esperimenti più convincenti di Paolo Farina, emerge con la voce di Mirella Mastronardi in Verso Sud e in A Vei D’Cos dove il dialetto aggiunge un’altra peculiarità linguistica alla ricercata essenza di queste Ballate avanzate. Meritano un cenno particolare anche La lettera di Samir, la versione acustica di Neve Candida e quella strumentale di Turista, nonché il reggae di Sto bene con te, ancora con Mirella Mastronardi alla voce, ma soprattutto la delicata invocazione di Posa le armi, che non ha bisogno di spiegazione ed è più urgente che mai.
lunedì 28 luglio 2025
SirJoe Polito
A prima vista, Black & White è una sorta di concept album concentrato nell’omaggio alla California, da Stephen Stills a David Crosby fino a Tom Waits, da sempre passioni di SirJoe Polito. Alle interpretazioni di 4 + 20 e della classicissima Almost Cut My Hair in una versione rarefatta e quanto mai attuale, fa seguito Bronx Lullaby/Smuggle’s Waltz, con un sassofono spaziale che è l’unico interlocutore (anche in Last Night e Happy New Year) oltre alle onnipresenti chitarre che sparse in quantità ottime e abbondanti, si alternano nelle possibilità acustiche ed elettriche come succede in Friend Come And Go e nella conclusiva Life. Il sound è corposo ed elegante (sentite Sunny Day in Santa Monica, con uno splendido inciso chitarristico in perfetto stile Ry Cooder, nota inclinazione di SirJoe Polito), con dinamiche ritmiche che si rivelano di volta in volta e il volume degli amplificatori incontrastato, come accade in Run Against The Wind, che nel titolo contiene un richiamo anche a Bob Seger, un altro che, a suo tempo, è rimasto intrappolato dalle parti della Pacific Coast Highway. Detto questo, Black & White non è soltanto un tributo sacrosanto e dichiarato alla West Coast americana: è nello stesso tempo il suo disco più coraggioso e intimo perché Sirjoe Polito conosce la materia come pochi altri e le canzoni originali si accostano con naturalezza a quelle dei troubadour californiani, e non è poco. Un’ulteriore nota alla confezione curatissima in tutti i dettagli, dall’apparato grafico alle note di copertina alle immagini, tutta una ricchezza assemblata con gusto e attenzione, proprio come si facevano i dischi un secolo fa.
venerdì 3 maggio 2024
Paolo Ronchetti
Dopo anni di militanza in dozzine di gruppi, ensemble, progetti, collaborazioni ed eventi estemporanei, Paolo Ronchetti giunge all’esordio discografico con un album coraggioso che prova a sintetizzare la passione per “mille autori e musicisti” in uno stile personale e unico. L’allineamento di “ispirazioni e desideri” in Cose da fare ha una ricchezza intrinseca cresciuta coltivando una visione musicale panoramica ed elaborata, che comprende persino il riff e gli arrangiamenti di chiara derivazione nordafricana in Vedi come passa il tempo. È una bella sorpresa e non è l’unica perché ci trovate Enzo Jannacci e i Los Lobos, Tom Waits e Gianmaria Testa, i Suicide e Charlie Haden, Joni Mitchell e Patti Smith perché le canzoni di Cose da fare oggi serpeggiano anche tra i lati femminili, con parole modificate in corso d’opera, suoni che attingono a galassie distanti tra loro e che trovano nell’interpretazione di Paolo Ronchetti (e nell’accurata produzione di Michele Anelli) una felice coesione, uno spirito comune e condiviso. Magari è vero che L’amore è una focaccia calda, ma tra le Cose da fare pare di capire che abbia un ruolo molto più importante: l’album è pervaso da una tensione spirituale che comincia con il tambureggiare di Attendo il sereno e si congeda con l’intima confessione di Adoro le canzoni di Natale. Un’intensa e delicata lullaby che racchiude tutte “le cose” di Paolo Ronchetti: sono tante, spumeggianti, bellissime e vanno scoperte almeno con la stessa cura con cui sono state assemblate.
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